Museo Minerario di Rio Marina Isola d’Elba
Il Museo di minerali dell’Elba a Rio Marina conserva un’importante collezione di campioni elbani di eccezionale bellezza inseriti in un ambiente che ricrea l’officina dei fabbri ferrai con arnesi e materiali originali ritrovati nei cantieri estrattivi abbandonati. La ricostruzione del riparo del minatore e di una galleria, tutto a grandezza naturale e con materiale vero, recuperato nelle miniere abbandonate da più di 20 anni. L’esposizione comprende anche una documentazione fotografica sulle vecchie miniere di Rio e Capoliveri e sculture che utilizzano i vecchi arnesi di miniera. Dal museo partono in giorni e orari stabiliti visite guidate alla miniera di Rio: l’antico borgo dei minatori, le caviere, la laveria e i cantieri che per 100 anni hanno visto le lavorazioni industriali a cielo aperto dei minatori elbani.
I colori unici del luogo Elbano ricco di minerali ferrosi
Rio Marina è il luogo dell’Isola d’Elba con la maggior presenza dei minerali: Pirite, Ematite, Limonite, questo conferisce alla zona colori particolari ed unici, dove la roccia brilla sotto la luce del sole e si percepisce il un contatto minerale e la sua essenza, il colore rossiccio della terra che diventa sempre più scuro insieme al giallo ocra che che si allunga e affonda in un mare azzurro, dove la natura è più forte dell’attività umana che l’ha consumata nel corso di 3 millenni di estrazione di minerali dell’Elba.
Il museo racconta la storia della metallurgia con l’estrazione dei minerali dell’Elba
La storia della metallurgia elbana raccontata nel cuore del suo distretto minerario. Vicende di uomini, ferro, fatica e lavoro nell’Isola d’Elba prima della sua trasformazione in paradiso turistico.
Tipi di minerali esposti al museo ed estratti all’Elba
Ematite – La pietra sanguigna
Il nome deriva dal greco aima = sangue a causa della polvere color rosso fegato molto intenso.
La varietà più comune è un’ematite a grana fine che si chiama ocra rossa, un minerale presente al museo dell’Elba che contiene circa il 70% di ferro ed è conosciuto e sfruttato sin dall’antichità, sia per l’estrazione di ferro sia per uso come pigmento.
L’ematite è usata come abrasivo e per pulire, ma il maggiore utilizzo è quello di colorante, in quanto i colori offerti dall’ematite e dagli ossidi ferrosi sono paragonabili, per bellezza e permanenza nel tempo, a quelli dei prodotti sintetici. L’ematite rientra nella categoria di minerali a sospetta tossicità.
Limonite – La pietra dei pittori
La denominazione limonite è un termine generico per indicare degli ossidi e idrossidi di ferro. E’ sostanzialmente una miscela di minerali e materiali amorfi, forma masse terrose e stalattitiche. E’ spesso pseudomorfa sulla pirite e su altri minerali di ferro. La mancanza di sfaldatura e il colore la distinguono dalla goethite. Ha lucentezza terrosa e striscia bruno-gialliccia. Il colore è giallo, bruno o nerastro. Si forma come minerale secondario nella zona di ossidazione dei giacimenti di pirite ed ematite. Si forma anche per precipitazione in acqua. Se riscaldata in un contenitore chiuso cede acqua; si scioglie molto lentamente in acido.
La limonite è un minerale secondario, formatosi cioè per alterazione di altri minerali presistenti.
È un minerale di ferro non molto importante nella moderna siderurgia, in quanto spesso inquinato da fosforo.
Le varietà terrose (ocra gialla) sono state impiegate nell’industria dei coloranti e lo sono tuttora; attualmente sono usate soprattutto come crete per modellare, in quanto non caustiche.
L’origine del suo nome è relativamente recente: usato per la prima volta nel 1832, deriva dal greco leimon = palude e stava ad indicare uno dei luoghi di genesi di questo minerale, detto anche ferro delle paludi.
Un altro termine che viene spesso impiegato, anche per definire in modo generico tutti gli idrossidi di ferro, è quello di ocra. La polvere ha colore giallo-bruno, il che permette di distinguerla facilmente dall’ocra rossa, varietà terrosa di ematite.
Pirite – L’oro degli stolti
La pirite è un minerale presente nel cantiere estrattivo dell’Elba “Valle Giove” e visibile al museo di Rio Marina, è costituito da disolfuro di ferro FeS2, chiamato l’oro degli stolti per il suo colore oro e la sua brillantezza in grado di trarre in inganno appassionati e cercatori d’oro anche esperti.
Le differenze con l’oro sono molteplici: la pirite, in quanto minerale, si rompe e si riduce in scaglie, mentre l’oro, in quanto metallo, può essere piegato se sottoposto a pressione meccanica; se riscaldata, la pirite emette una miscela di solfuri dal tipico odore di uova marce, mentre l’oro si rammollisce e fonde; sebbene la pirite si presenti lucente e di un colore simile all’ottone, ha un peso specifico minore rispetto all’oro e se strisciata su una tavola ruvida lascia un segno nero, mentre l’oro lascia un segno giallo.
Questo minerale, che prende il nome dal termine greco pyros = fuoco, veniva usato, un tempo, anche come pietra focaia. Se la si percuote con un pezzo di metallo, infatti, le scintille emesse possono incendiare anche un’esca o la polvere da sparo.
Magnetite – Il magnete di Plinio
La magnetite è il più antico materiale magnetico conosciuto: era infatti già noto agli antichi Greci e prende il nome dalla città di Magnesia ad Sipylum, nei pressi del monte Sipilo, in Asia Minore, dove si trovava in grandi quantità. Il termine magnetismo deriva proprio dal nome del minerale.
La magnetite è il minerale ferroso estratto nelle miniere dell’Elba ed esposto al museo, con il più alto tenore di ferro utilizzabile industrialmente e con le più intense proprietà magnetiche esistente in natura.
È un magnete naturale, ciò é dovuto al trasferimento di elettroni tra i siti con ferro bivalente e ferro trivalente, un movimento elettrico in grado di generare un campo magnetico.
I Cantieri di Estrazione di Minerale dell’Elba
Il museo, organizza escursioni guidate alle aree minerarie a cielo aperto che prevedono la visita dei principali giacimenti di Rio Marina e Rio Albano: Bacino, Valle Giove, Falcacci e Conche.
Cantiere Bacino
In questo cantiere, posto a nord-ovest dell’abitato di Rio Marina i lavori a livello industriale iniziarono a partire dal 1860 con l’estrazione di ematite.
I minerali accessori sono principalmente pirite e quarzo. Il Cantiere di estrazione Bacino, è il più vicino al museo dove sono esposti i minerali dell’Elba (Palazzo del Burò), ed è facilmente raggiungibile a piedi.
Negli anni ’80 quando era già cessata l’attività estrattiva, si rinvennero cristallizzazioni di ematite tanto notevoli da far conoscere il cantiere ai collezionisti di minerali di tutto il mondo.
Cantiere Valle Giove
Posto sulle pendici del Monte Giove, è il cantiere più recente della miniera di Rio Marina. I lavori iniziarono negli anni ’50 per cessare negli anni ’80.
Il minerale estratto era principalmente l’ematite con minerali accessori come adularia, calcite, epidoto, fluorite, galena e quarzo.
Il cantiere si presenta come un anfiteatro gradinato, nell’aspetto tipico delle coltivazioni a cielo aperto. Il Museo dove sono esposti i minerali dell’Elba, organizza delle gite in trenino per raggiungere il cantiere di Valle Giove.
Cantiere Falcacci
E’ situato a sud-ovest del cantiere Valle Giove e fu coltivato dai primi anni dell’Ottocento fino al 1960.
I principali minerali estratti erano l’ematite e la limonite, mentre tra quelli accessori si ricordano la blenda, malachite, galena, bismutinite.
Dal punto di vista collezionistico, il cantiere diventò famoso per i campioni di pirite cubica. Oggi Falcacci è tornato alla ribalta per la scoperta nel 2005 di una nuova specie mineralogica, la Riomarinaite che, come appare evidente, deriva dal nome del paese.
I cantieri Bacino, Valle Giove e Falcacci fanno parte del Giacimento di Rio Marina.
Cantiere delle Conche
Fu coltivato dal 1940 al 1970 sia a cielo aperto che in galleria. I principali minerali estratti erano limonite ed ematite, mentre quelli accessori pirite e siderite. All’interno della profonda escavazione a cielo aperto, delimitata a est da una parete di quarzite e a ovest da calcare dolomitico, si è formato un laghetto di colore rosso-bruno e dai riflessi violacei, le cui acque sono estremamente ricche di sali di ferro.
Il cantiere fa parte del Giacimento di Rio Albano.
Visita della miniera dell’Elba in Trenino
Dopo aver visitato il museo mineralogico, si sale a bordo del caratteristico trenino per un viaggio attraverso i cantieri minerari più importanti di Rio Marina. Durante il percorso, dopo aver osservato i resti di edifici ed attrezzature utilizzati in passato per l’attività estrattiva, viene effettuata una sosta nel suggestivo cantiere di Valle Giove, il più grande delle miniere dell’isola, per ricercare campioni di pirite ed ematite da raccogliere e conservare.
Ritrovo al Museo dei minerali dell’Elba, Rio Marina – Partenza: Via Magenta n°26
Durata media: 2 ore
Il giacimento di Rio Marina, la miniera più antica dell’Isola d’Elba
Il giacimento copre un’area complessiva di circa 191 ettari. È costituita da vari cantieri localizzati sopra l’abitato verso N-NE. Le coltivazioni, iniziate nel periodo etrusco-romano, sono perdurate quasi ininterrottamente fino al periodo industriale.
A Rio Marina sono presenti due tipi di mineralizzazioni che danno origine a due giacimenti.
Giacimento di Rio Marina: il giaciemento più superficiale e conosciuto sin dai tempi più antichi. È costituito da lenti, ammassi e filoncelli di minerali, all’interno di rocce scistoso-arenacee, note sotto il nome di verrucano.
Giacimento di Rio Marina Profondo: scoperto nel anni ’50 tramite sondaggi. È costituito da corpi di ematite e pirite associati a silicati di skarn (rocce costituite da silicati di calcio e ferro) e si trova all’interno di rocce scistose del Paleozoico riferibili ad un’età maggiore di 250 m.a.
La zona mineraria è molto ricca di minerali di origine secondaria, cioè prodotti per interazione dei minerali originali (pirite) con l’ambiente superficiale ossidante e ricco di acqua. Prevalgono gli ammassi variamente colorati (dal giallo al marrone al rossiccio) di limonite, una roccia costituita da idrossidi di ferro derivanti in prevalenza dall’alterazione della pirite.
Dal giacimento di Rio Marina provengono gli esemplari più belli di pirite ed ematite trovati sull’isola.
L’ematite di Rio Marina è conosciuta in tutto il mondo: si presenta in bellissimi cristalli con habitus micaceo, lamellare o romboedrico, di colore nero e lucentissimi, oppure iridescenti per la presenza di una patina superficiale d’alterazione a idrossidi di ferro, la pirite si trova in cristalli per lo più con forma pentagono dodecaedrica.
Il Giacimento di Rio Albano, “cunei” di ferro nella roccia
Il giacimento di Rio Albano ha un’area complessiva di circa 172 ettari ed è sviluppato in diversi cantieri situati intorno al monte Caledozio.
Il giacimento è costituito per lo più di ammassi di ematite e limonite (con pirite), spesso a forma di cunei delimitati da superfici di faglia; sono presenti anche lenti e filoni ferriferi stratiformi. La mineralizzazione è ospitata in formazioni rocciose di età triassica (200-250 m.a.) che prendono il nome di Verrucano a Calcare Cavernoso.
Anche se meno famosa della miniera di Rio Marina, anche la zona di Rio Albano è stata oggetto di un’intensa coltivazione, soprattutto nella prima metà del ‘900; alcuni dei numerosi cantieri, infatti, sono stati sfruttati fino all’esaurimento del minerale ferroso utile.
Minerali economici principali: ematite, limonite.
Altri minerali di ferro presenti: pirite, magnetite.
Ganga: calcite, quarzo, epidoro.
Durata di coltivazione: dal XIX secolo al 1979.
Tipo di coltivazione: a cielo aperto e in galleria.
Quantità di minerale estratto: stimabile in circa 6,5 milioni di tonnellate.
La storia dell’estrazione mineraria all’Elba
Pare che inizialmente l’Isola d’Elba fosse conosciuta per l’estrazione e la lavorazione del rame e solo dopo per il ferro.
Gli etruschi, si accorsero ben presto delle ricchezze che stavano nel sottosuolo elbano e iniziarono ad estrarre, lavorare e commerciare i suoi minerali. Anche i Greci, rivali degli etruschi, pur non avendola mai conquistata, avevano posato l’occhio sull’Elba che chiamavano “Aithalìa” che significa la “Fuligginosa”.
Forse le era stato dato questo nome proprio per il fumo che si levava dai numerosissimi forni che bruciavano la legna: erano infatti necessarie grandissime quantità di carbone per l’estrazione del ferro dai minerali e fu per questo che già in epoche passate si iniziò a portare il materiale da lavorare a Populonia, ricca di boschi per la produzione del legname necessario.
Nel corso dei secoli le varie amministrazioni sovrane che governavano l’isola continuarono a sfruttare le sue risorse minerarie.
Nei primi anni del 1800 i Francesi invasero Piombino e l’Elba e sappiamo che anche Napoleone voleva costruire un altoforno sull’isola, ma non c’era abbastanza acqua e legname per alimentare una grossa produzione, che avrebbe voluto addirittura esportare in America!
Questo progetto vide però la luce nel 1900 quando anche a Portoferraio furono costruiti degli altiforni. Molti dei nostri nonni lavorarono nelle miniere ed era un lavoro rischioso e malpagato perché si usavano le mine per aprire i varchi nella roccia e soprattutto nelle cave sotterranee il pericolo era che potesse crollare tutto.
I pericoli dell’estrazione del minerale dell’Elba
Nelle miniere di Rio Marina le gallerie erano supportate da travi di legno perché la roccia tendeva a sbriciolarsi, mentre nella miniera del Ginevro non le troviamo perché le gallerie erano auto-portanti.
Le miniere chiusero del tutto nel 1981 dopo una grande mobilitazione da parte dei lavoratori che si opposero alla chiusura: anche se era un duro lavoro era pur sempre il loro lavoro.
Dell’attività mineraria rimangono ormai solo i resti nei musei che ne raccolgono i tesori e ne raccontano la storia.
Testo tratto dal sito del Museo Minerali dell’Elba a Rio Marina: www.parcominelba.it
Palazzo del Burò, è l’edificio che ospita il Museo dei Minerali dell’Elba, è un Palazzo settecentesco posto nel centro storico di Rio Marina, era sede della Direzione delle Miniere e oggi ospita il museo del Parco Minerario.
Parco Minerario dell’Isola d’Elba – Museo Dei Minerali e dell’Arte Mineraria, Piazza Vittorio Emanuele, Rio Marina, Livorno, Toscana, 57038, Italia
La storia dei giacimenti di ferro dell’Isola d’Elba coltivati da oltre 2000 anni dagli Etruschi e dai Romani
L’Isola d’Elba è famosa fin dall’antichità principalmente per i suoi giacimenti di ferro, conosciuti e coltivati da oltre 2000 anni dagli Etruschi, dai Romani e da numerose successive popolazioni.
La zona di Rio Marina è stata sfruttata fin dai tempi degli Etruschi per scopi minerari, a causa della forte presenza di minerale di pirite, ematite e, in misura minore, di limonite nel terreno. A differenza che nelle miniere di Capoliveri, nel territorio circostante Rio Marina le miniere sono a cielo aperto.
Nel periodo etrusco, i minerali, dopo essere stati estratti venivano fusi sul posto, facendo ergere colonne di fumo visibili sin dalla costa (proprio per questo i greci chiamarono quest’isola Aethalìa, che significa appunto «fumosa»); i minerali venivano trasportati anche via mare nella vicina Populonia per poi essere fusi nelle fornaci.
I primi insediamenti documentati risalgono intorno al XV secolo: in quel periodo la zona era conosciuta come «Piaggia di Rio», e costituiva il punto di accesso al mare del vicino centro abitato di Rio nell’Elba.
Piaggia di Rio e la Torre
In quei periodi infatti le incursioni dei pirati spingevano gli abitanti a costruire i paesi sulle colline: le uniche costruzioni presenti all’epoca erano la torre (essa compare come «Torre di Spiaggia» in una cartografia del 1420 attribuita a Cristoforo Buondelmonti), l’oratorio di San Rocco ed alcuni edifici di servizio. È nel XVIII secolo, quando ormai le incursioni piratesche sono un ricordo, che il borgo comincia a svilupparsi: alcuni padroni di bastimento e marinai, liguri e corsi, si trasferiscono alla Marina di Rio ed insieme alle guardie, ai pesatori, ad alcuni pescatori e ad altri padroni e marinai scesi da Rio nell’Elba, danno origine alla prima comunità piaggese.
Rio Marina nel 1799 conta circa 800 abitanti
Ai tempi dell’invasione francese del 1799 il paese conta circa 800 abitanti. È in quel periodo che comincia lo sfruttamento industriale delle miniere di ferro: vengono importate nuove tecnologie e aperte nuove cave. Nel 1841, nonostante la viva opposizione da parte della parrocchia di Rio nell’Elba, un decreto vescovile sancisce la nascita della parrocchia paesana, che troverà sede nella chiesa di Santa Barbara. Parrocchia dedicata a questa santa poiché Rio Marina è un paese a vocazione mineraria fin dai tempi più antichi e che per questo motivo l’ha scelta come protettrice. Non fu costruita subito nel luogo dove si trova attualmente, all’ingresso del paese, bensì nel suo centro, dove si trova la piazza del municipio, nell’anno 1843. Quella struttura ebbe vita breve, in quanto sin dal 1850 si verificarono problemi di staticità che consigliarono nel 1860 di abbandonarla e demolirla. Rimase in piedi, fino al 1958, solo il campanile.
ILVA e le miniere di Rio Marina
A cavallo del 1900 il paese visse una profonda crisi, che terminò quando la società ILVA ottenne il possesso dell’intera catena produttiva delle miniere di Rio, dall’estrazione al trasporto. Furono momenti di ricchezza per il paese, ma le condizioni di lavoro in miniera erano proibitive: turni di dodici ore in un ambiente malsano, con la povertà degli operai che costringeva anche gli anziani e le donne a lavorare. In questo periodo giunsero a Rio le nuove idee socialiste ed anarchiche e nacque nel 1904 la sede locale del Partito Socialista Italiano.
Nel 1911 si aprì una dura lotta degli operai contro i dirigenti delle miniere, che si concluse con la cocente sconfitta del proletariato e il licenziamento di molti operai. Nove anni dopo, in pieno biennio rosso, venne addirittura tentata l’occupazione e l’autogestione delle miniere ma, nonostante l’aiuto della giunta comunale socialista, anche questo tentativo fallì. Con l’avvento delle nuove tecnologie, le miniere subirono un brusco ridimensionamento, fino alla chiusura definitiva nel 1981.
Pontile di Vigneria l’ultimo per l’imbarco del minerale
Come detto in precedenza, (Rio Marina comune autonomo dal 1881 al 2017), è stato in passato un centro di fervida attività mineraria. I cantieri principali erano due: la miniera di Rio, situata a nord ovest rispetto all’abitato, e la miniera di Rio Albano situata circa quattro chilometri a nord. Inoltre a sud del paese si trovano le miniere di Ortano, Terra Nera e Capo Bianco. In tutte le miniere vi è una forte presenza di ematite e, in misura minore, limonite. Molto alta anche la presenza di minerali accessori come la pirite ed altri solfuri.
Dopo la chiusura delle miniere, l’attività estrattiva ha lasciato il passo allo sviluppo turistico, trasformando così Rio Marina in una fiorente località balneare. Durante una forte mareggiata (28 ottobre 2018) è crollato anche l’ultimo rimasto dei sette pontili, detto “Ponte di Vigneria“, per l’imbarco del minerale ferroso.
Campioni visibili al Museo dei Minerali dell’Elba a Rio Marina
















